Ma è una riforma annacquata

Interview, Il Sole 24 ORE, 27.01.2001

Secondo Sinn (Ifo) saranno necessari interventi sul bilancio pubblico

(DAL NOSTRO CORRISPONDENTE)

Il livello massimo di pensione pubblica doveva scendere in origine al 60% (dal 70% oggi, ndr); poi è salito in un primo momento al 64% e successivamente, su richiesta esplicita dei sindacati, al 67 per cento. È un aspetto deludente, tanto più che i contributi alla pensione privata non sono obbligatori, ma volontari. Insomma, il sistema si basa su un pilastro privato solo volontario e un pilastro pubblico che non è stato veramente ridotto.

Il pacchetto prevede che i contributi pensionistici siano contenuti fino a un massimo del 22% dello stipendio nel 2030, dal 19% circa di oggi. Cosa ne pensa?

Non credo che sarà possibile garantire questo tetto come tale. Perché il sistema funzioni - in base alle mie stime sull'andamento demografico in Germania - assisteremo a un progressive aumento delle contribuzioni previdenziali al 26-28% dello stipendio nel 2035.

Quindi?

Per mantenere immutata la quota del 22%, il Governo sarà costretto ad aumentare le tasse o a ridurre le spese; comunque ad agire sul bilancio pubblico.

La recente riforma fiscale del ministro Hans Eichel (che riduce le tasse a regime per 50 miliardi di marchi, ndr) ha costretto altri Paesi della zona euro - Francia e Italia in testa - a seguire la stessa strada. Lei pensa che la riforma Riester possa agire se non da modello almeno da esempio?

Credo di sì, nonostante le mie critiche. Nei prossimi 10 anni, il problema pensionistico si farà sempre più acuto e i Governi dovranno mettervi mano. Bisogna spiegare alla popolazione europea che i soldi risparmiati dalla decisione di non aver figli (in Europa, l'indice medio di fecondità è calato in 40 anni dal 2,1 all' 1,4%, ndr) devono ssere investiti sui mercati finanziari per garantire le pensioni dei prossimi anni.

Wiederveröffentlichung mit freundlicher Genehmigung von Il Sole 24 ORE.