Quando il verde non basta

Interview mit Hans-Werner Sinn, Tempi, 30.05.2012, Nr. 21, S. 22

DOPO L'ESTIO DELLE RECENTI ELEZIONI

nel Land Nordrhein-Westfalen, rivelatosi disastroso per la Cdu, ma soprattutto per il suo candidato presidente, Norbert Röttgen, c'è da chiedersi se il risultato abbia una qualche relazione con la politica ambientale dell'attuale governo federale, visto che la Merkel aveva posto Wittgen alla guida di un importante e "caldo" ministero come quello dell'Ambiente, della conservazione della natura e della sicurezza nucleare. Insomma, la bruciante sconfitta del 14 maggio la si potrebbe anche leggere come una bocciatura della politica energetica e ambientalista dell'in- tero governo Merkel, ma in particolare del ministro Röttgen. Da oltre un anno infatti, cioè dalla cosiddetta Energiewende, la svolta energetica voluta per la Germania dalla cancelliera subito dopo il disastro di Fukushima, il dibattito intorno al tema delle fonti energetiche s'è fatto piuttosto duro. Tra coloro che di recente si sono occupati in particolare dei (disastrosi) risvolti economici dell'attuale politica energetica tedesca c'è Hans-Werner Sinn, docente universitario e direttore dell'Ifo-Institut, l'istituto per la Ricerca economica di Monaco di Baviera. Da anni interessato a questi temi, ha appena pubblicato una terza edizione aggiornata di un suo libro del 2008, fi paradosso verde (Ullstein Taschenbuch Verlag 2012, p. 576). «Il sistema del consensoquesta una delle considerazioni centralista portando la Germania verso una nuova ideologia, quella verde, che sta sostituendo il socialismo». A disturbare Sinn è una rincorsa alle tecnologie cosiddette "alternative" che vede indistintamente protagonisti tutti i partiti tedeschi, senza alcuna proposta alternativa: una coalizione che non ha precedenti. All'economista monacense Tempi ha posto alcune domande.

Professore Sinn, lei si è dichiarato in più occasioni molto critico rispetto alla svolta nella politica energetica voluta dalla cancelliera Merkel dorm il disastro di Fukushima, denunciandone le contraddizioni. Su che cosa fonda la sua critica?

Nella real-LA non esiste la possibilità di guadagnare la nostra energia dal sole e dal vento. Inoltre queste fonti d'energia sono troppo care e improduttive. Sebbene i nostri paesaggi risultino diffusamente chiazzati di pale eoliche e su centinaia di migliaia di tetti luccichino pannelli solari, con un costo aggiuntivo per il consumo energetico per i consumatori di 12 miliardi di euro, in questo modo non viene coperto neppure il 2 per cento del consumo energetico della Repubblica Federale. Mi risulta incomprensibile come così facendo si ritenga di poter sostituire 1'85 per cento della fornitura energetica, che è d'origine fossile, una sostituzione che in effetti va fatta, se si vuol far fronte al problema climatico. Da quelle fonti alternative non arrivano che contributi simbolici. A questo s'aggiunge il problema che per compensare l'imprevedibilità della natura si dovrebbero costruire molte centinaia di bacini d'accumulazione. In alternativa si potrebbero realizzare anche centrali a gas aggiuntive per sopperire alle lacune d'approvvigionamento, ma quelle poi se ne starebbero per lo più inutilizzate.

Come valuta la politica energetica tedesca, in particolare in relazione con quella delle nazioni vicine e con le direttive dell'Unione Europea?

La maggior parte degli altri paesi resta fedele all'energia atomica. Su scala mondiale il solo Belgio ha deciso di uscirne entro un tempo prossimo. Anche la Svizzera vuole disattivare le sue centrali, ma solo tra il 2030 e il 2040. Il Giappone vuole rimettere mano ai suoi reattori e renderli più sicuri. La Germania è come un automobilista che abbia imboccato l'autostrada contromano. Poiché l'energia eolica e quella solare non potranno se non lontanamente rappresentare un rimpiazzo, non ci resta altro da fare: bruciare combustibile fossile o comprare energia nucleare dalla Repubblica Ceca e dalla Francia.

Per conseguire gli obiettivi climatici fissati per il 2050 la Germania punta tutto sulle energie rinnovabili. Tuttavia, l'uscita dall'energia nucleare risulta essere piuttosto problematica. Perché?

In quanto paese industriale, la Germania ha bisogno di energia a basso costo. Nel momento in cui produciamo l'energia più cara, o addirittura la importiamo, tutto ciò va a gravare irrimediabilmente sui salari e sullo standard di vita degli strati più ampi della popolazione. Ma da qui al 2050 si susseguiranno così tante generazioni di politici che degli attuali non ci si ricorderà più neppure il nome e sul tema verranno fatte nuove riflessioni. Nel momento in cui verranno svelate le illusioni si ritornerà all'energia nucleare.

Se ho capito bene, la tesi principale del suo libro, Ilparadosso verde, già pubblicato anni fa e oggi riedito con integrazioni, è la seguente: la politica "verde",che mira a eliminare il biossido di carbonio attraverso l'uso dell'energia eolica e solare, in realtà produce il contrario di quanto auspicato, favorisce cioè il rallentamento della riduzione del biossido di carbonio. Com'è possibile?

A livello mondiale l'emissione di biossido di carbonio cresce ancora e molto rapidamente. Lo stato delle cose è il seguente: se si chiamano sempre più in causa le tecnologie verdi e le si supporta con finanziamenti statali si pongono sotto minaccia le possibilità di smercio a disposizione dei proprietari delle risorse. Essi precedono l'attesa distruzione del mercato estraendo il più possibile già oggi e tutto ciò che estraggono viene bruciato e disperso nell'atmosfera.

Rispetto al problema del biossido di carbonio, tenendo conto della sicurezza degli approvvigionamenti e dei costi energetici, su quali tecnologie ci si dovrebbe concentrare?

Moderne centrali nucleari, così come vengono realizzate a Flamanville o a Olkiluoto, sono la via migliore per produrre energia meno cara e rispettosa dell'ambiente. Nel caso non le si possa realizzare, e con esse neppure le centrali a carbone e a gas, allora l'arco delle possibilità diventa praticamente nullo.

Fin dall'uscita della prima edizione, nel 2008, il suo libro ha innescato numerose occasioni di dibattito tra gli esperti. I politici invece, come hanno reagito?

I politici non reagiscono mai volentieri su questioni specifiche e tecniche, piuttosto preferiscono manipolare le emozioni dei cittadini.

Da alcuni mesi a questa parte si è verificata in Germania un'impressionante sequenza di fallimenti di important gruppi industriali operanti nell'ambito dell'energia solare (Solar hybrid, Solar Millennium, Solon e Q-Cells): che cosa sta succedendo?

Non lo so. Ma ogni protagonista del mercato dovrebbe avere chiaro che si pub avere successo solo se si partecipa a un mercato puro, non a un mercato artificiale, creato solo in virtù di sovvenzioni statali. Questo gioco è sempre rischioso perché gli Stati cambiano le loro preferenze rapidamente e i loro soldi finiscono altrettanto rapidamente.

Tornando al tema della svolta energetica, chi sono secondo lei i vincitori e chi i vinti, oggi, in Germania? Direi che i vincitori sono gli altri paesi, che ottengono a costi inferiori i certificati d'emissione fossile, o si forniscono a minor prezzo degli stessi combustibili fossili. Gli sconfitti sono invece i consumatori, perché devono pagare più cara l'energia di cui hanno bisogno per continuare a vivere.

Vito Punzi