La Germania è ripartita

Hans-Werner Sinn

Press echo, Il Sole - 24 Ore, 04 Dec 2003, 5

MILANO 1 «La ripresa in Europa è già cominciata anche se non in modo uniforme. È iniziata soprattutto in Germania ma non ancora in Italia e in Francia». Alla bella notizia, Hans-Werner Sinn, presidente dell'Ifo di Monaco, uno dei più autorevoli istituti di ricerca economica in Europa, unisce le preoccupazioni per il dollaro troppo debole che dovrebbe riprendersi per evitare «un surriscaldamento dell'economia americana» e dare più respiro all'euro, in modo di avere «una distribuzione più equilibrata dell'aumento della domanda tra le due sponde dell'Atlantico».

Sulle riforme del cancelliere Gerhard Schröder l'economista tedesco, famoso per i sondaggi del suo Istituto sulle aspettative degli industriali, è scettico: «Il mercato del lavoro in Germania è rigido e il welfare ancora troppo generoso con i disoccupati, ciò porterà a un aumento di delocalizzazioni produttive e a un incremento della disoccupazione, non solo in Germania ma anche in Europa».

Sul Patto di stabilità Sinn apre le porte a un modifica («ormai il Patto è morto e i mercati lo avevano già scontato da un pezzo»), ma a condizione che la maggior flessibilità sia utilizzata solo da chi ha un debito sotto il 60% del Pil. Con un vantaggio: la modifica «darebbe un incentivo nei periodi positivi del ciclo a ridurre il debito, di modo che nei periodi negativi ci sia più spazio per il deficit spending». Un po' di ottimismo in un panorama ancora permeato da cautele sul fronte delle riforme strutturali. Nel suo ultimo libro, «La Germania può essere salvata?», Sinn sostiene che la stagnazione tedesca è stata provocata in gran parte dalla tradizionale politica di sussidi e disincentivi del Governo - aggiunta alla rigidità del mercato del lavoro - mentre le riforme finora varate dal Cancelliere non sono sufficienti a cambiare la situazione.

 

La Bce taglierà ancora i tassi?

Anche se questa mossa stabilizzerebbe l'euro, arriverebbe al momento sbagliato. Ormai è troppo tardi. La ripresa sta già cominciando: non in Italia e in Francia, ma altrove in Europa, in particolare in Germania.

Che cosa pensa delle recenti riforme tedesche?

Il mercato del lavoro in Germania non funziona bene perché le indennità offerte dall'assistenza sociale rendono rigidi gli stipendi. Poiché i salari non reagiscono alla concorrenza delle basse retribuzioni provenienti dall'Estremo Oriente e dall'Europa orientale molte società delocalizzano la produzione. Così prevedo che la disoccupazione aumenterà in Germania e in Europa.

È preoccupato per il deficit corrente americano?

Sì, sono preoccupato. Ciò significa che il dollaro verrà spinto verso il basso ed esportare diventerà sempre più difficile per gli europei.

Un dollaro debole è un prezzo necessario da pagare per una ripresa stabile o si trasformerà in una minaccia per l'economia europea?

Un dollaro debole non è affatto necessario alla ripresa mondiale. Al contrario. Potrebbe in un anno o due provocare un surriscaldamento nell'economia degli Usa, per-ché stimola le esportazioni americane mentre il presidente Bush ha già iniziato un grande programma keynesiano e Alan Greenspan ha fissato i tassi di interesse al livello più basso possibile. Un dollaro più forte e un euro più debole condurrebbero a una distribuzione più uniforme dell'aumento della domanda tra i due continenti.

Il gap tra Stati Uniti ed Europa aumenta sempre di più. Perché?

Lo sviluppo strutturale negli Usa è maggiore grazie all'immigrazione, al più veloce sviluppo veloce dell'Information tecnology e al mercato del lavoro più flessibile.

Il disavanzo italiano è sotto il 3% mentre i deficit tedesco e francese hanno superato la soglia di Maastricht. Che ne pensa?

Il deficit italiano sarebbe all'8-9% del Pil se l'ingresso nell'euro non avesse ridotto da solo i tassi di interesse italiani e così il disavanzo di bilancio. L'Italia ha fatto poco per ridurre il deficit. L'euro in sé ha fatto il lavoro. Comunque questo non deve essere una giustificazione per la Germania: Berlino deve ridurre il deficit sotto il 3% e se non lo fa dovrebbe pagare la sanzione.

È preoccupato per i rapporti transatlantici?

I rapporti sull'Irak stanno migliorando gradualmente. Inoltre spero che la guerra commerciale sui sussidi all'acciaio degli Usa possa essere evitata. L'Europa non dovrebbe reagire ai dazi americani rivalendosi con altre tariffe europee, una ritorsione finirebbe per danneggiare i consumatori europei.

Il Patto di stabilità è da cambiare? È stato un errore congelare le sanzioni a Francia e Germania?

Il Patto è morto. Poiché la Germania non è stata punita, nessun altro lo sarà in futuro. Dobbiamo preparare un Patto più ragionevole seguendo le linee che il Gruppo consultivo economico europeo presso il CESifo ha elaborato nel rapporto per l'anno 2004. Vogliamo dare più tolleranza ai Paesi il cui rapporto debito/Pil è significativamente inferiore a 60 per cento. Ciò darebbe un incentivo nei periodi positivi del ciclo a ridurre il debito, di modo che nei periodi negativi ci sia più spazio per il deficit spending.

VITTORIO DA ROLD